mercoledì 22 gennaio 2014

Ecco un esempio di "didattica della paura"

Episodio autentico
Una supplente entra in una classe di seconda primaria e sente alcuni discorsi che i bambini fanno tra di loro:
«Guarda, stai attento perché la maestra non vuole che facciamo le addizioni con le centinaia. Ha detto che fino a quando non decide di spiegarli non possiamo scrivere numeri a tre cifre».
«Lo so. E non si può neppure fare la prova della moltiplicazione perché non ha spiegato ancora la divisione».
«Tu stai attento. Vedrai che si arrabbia perché tu vuoi sempre andare avanti e fare come ti pare».
La supplente invita i bambini a moltiplicare 15 per 7 ma anche se chiaramente lo sanno fare si rifiutano di scrivere il risultato perché è a tre cifre, 105...
La supplente tenta di incoraggiarli, ma a quel punto rientra la maestra titolare, i bambini hanno l'aria terrorizzata; di lei e, di conseguenza, della matematica...
Non c'è bisogno di alcun commento, se non ricordare che coloro che inventano questi vincoli che non è esagerato definire demenziali, sono spesso gli stessi che straparlano di autoformazione, di didattica non trasmissiva, di dare spazio alla creatività del bambino.
Sono coloro che hanno scritto certe "indicazioni" a cui i maestri meno coraggiosi e più conformisti trovano difficile sottrarsi.

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